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CHE VUOL DIRE COLLOCAZIONE IN QUEST AMBITO?

Affidamento comune non può voler dire che il figlio resta 3 giorni e mezzo con un genitore e 3 giornate e mezzo con l altro.

Anche in regime di affidamento comune in quasi tutti i casi viene stabilito che il figlio risieda in prevalenza nell abitazione di uno dei due genitori, anche per permettere che possa consolidare il proprio spazio in cui svilupparsi.

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Collocazione vuol dire dunque questo: posto in cui il figlio rimarrà in prevalenza.

E VERO CHE LA MAMMA E SOGGETTA SEMPRE A UN REGIME VANTAGGIOSO IN TALE AMBITO? In precedenza era certamente vero. La mamma aveva l affidamento del figlio, oltre ad un proporzionato sussidio, ed il papà poteva incontrarlo solo 1 o 2 giorni a settimana ed alcuni fine settimana.

Attualmente il contesto è del tutto cambiato. Il papà può in tendenza incontrare il figlio anche tutti i giorni, può rimanervi per 1 week end ogni 2, 3 o 4 settimane successive all anno, le ricorrenze ad anni alterni, e peraltro deve essere interessato a tutte le scelte connesse allo sviluppo del bambino. Chiaramente, soprattutto se il figlio è un bambino, è consigliabile la collocazione (si consulti antecedente punto 4 per l adeguata definizione) presso la mamma.

E SEMPRE OBBLIGATORIO UN SUSSIDIO DI SOSTENTAMENTO?

Non più. Anche questo è un enorme cambiamento in rapporto a prima, dato che il sussidio di sostentamento era la norma generale (e in quasi tutti i casi, inoltre, era dovuto dal papà).

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Se difatti i genitori prendono in carico, in tendenza in ugual modo, l affido del figlio e la gestione del suo mantenimento il sussidio di sostentamento di può di certo non essere presunto.

Non occorre infatti scordare che in questo settore il sussidio non rappresenta un guadagno di un genitore a carico dell altro, ma solo un apporto ai costi che servono per lo sviluppo di un minorenne. Riportiamo un esempio: se un papà è quasi sempre lontano per la sua professione e può mantenere il figlio soltanto pochi giorni al mese è chiaro che dovrà pagare un sussidio di sostentamento, ma non per rendere ricca la mamma, ma soltanto per partecipare ai costi per lo sviluppo del figlio.

COME SI CONTEGGIA LA SOMMA?

Il figlio deve essere mantenuto in rapporto alla situazione patrimoniale dei genitori. Bisogna poi considerare l età, i bisogni effettivi e il tempo passato con ogni genitore.

La somma del sussidio può essere dunque molto flessibile (e in primo luogo - lo ricordiamo - può anche essere del tutto revocata).

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CHE COSA SONO I COSTI NON ORDINARI?

In tendenza sono quelli per la scuola, il medico, il dentista e l ortodonzia. Tali costi, che sono inclusi nella tipologia di quelli necessari (poiché non derivano da un autonoma decisione dei genitori) sono ripartiti equamente tra i consorti e rappresentano un extra in rapporto al sussidio di sostentamento figli.

Esistono poi anche i costi non ordinari non necessari (ad es. campi scolastici, vacanze, costi accessori) che sono ripartiti soltanto nell ipotesi di preliminare intesa tra i genitori.

FINO A QUANDO DEVONO ESSERE SUPPORTATI I FIGLI?

Fino al conseguimento dell autonomia finanziaria e dunque, se l istruzione é produttiva e la famiglia non è in uno stato economico difficile, anche fino a 28 anni e oltre, e ossia fino alla ricerca di appropriata professione dopo il percorso universitario.

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Ecco perché è giusto considerare con attenzione l apporto del sussidio: perché deve assicurare che il figlio cresca ma anche che il consorte che paga...possa vivere! Da sottolineare che quando si arriva alla maggiore età i figli possono richiedere personalmente il sussidio di sostentamento a carico dei genitori.

10) SE I GUADAGNI DEI CONSORTI VARIANO E POSSIBILE CAMBIARE L ENTITA DELL importo pagato?Si. In ambito di separazione e divorzio non si compone in nessun caso il giudicato e quindi, in caso di variazioni della situazione reddituale che ha condotto alla definizione della somma del sussidio si può avere una rideterminazione della clausola in esame (ancora una volta con la contrattazione delle parti o, nell ipotesi di non accordo, con deliberazione del magistrato).