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L affido dei figli ad uno dei genitori non esonera l altro dall onere della partecipazione. Questa infrazione può essere punita con l art. 570 c.p., anche se il genitore che ha avuto l affido ha badato da sé alla raccolta degli strumenti utili, o abbia creato un nuovo nucleo familiare.
L onere di garantire i mezzi di sostentamento ai figli minorenni pesa, infatti, su tutti e due i genitori, e rimane qualsiasi siano le disavventure della relazione di coppia.
In pendenza di separazione, l art. 570 c.p. può chiaramente essere applicato, perché tutti gli oneri giuridici connessi al matrimonio sono obbliganti.
Caso c): il complesso problema se il non avvenuto pagamento del sussidio di divorzio configurasse un reato civile o rappresentasse la fattispecie delittuosa dell art. 570 c.p. è stato risolto a livello normativo grazie all art. 21 legge 6 marzo 1987, n. 74.
Questo ha inserito l art. 12 sexies alla legge 1 dicembre 1970, n. 898, ( regolamento delle fattispecie di fine dell unione in dei casi di matrimonio ), in base a cui al consorte che evita l onere di pagamento del sussidio (obbligatorio secondo gli artt. 5 e 6 della legge n. 898 del 1970) si attuano le sanzioni indicate dall art. 570 c.p.
La legge è stata elaborata con particolare interesse alle ipotesi di divorzio, e presume che la mera inosservanza dell obbligo di pagare il sussidio al consorte divorziato (sia a vantaggio dello stesso consorte sia a vantaggio del figlio) implica la punizione penale di cui all art. 570 c.p. senza il bisogno di altre inchieste e verifiche.
Si deduce, quindi, una chiara distinzione della condizione del consorte tenuto al pagamento del sussidio, a seconda che sia un caso di separazione o divorzio. Infatti, se per il soggetto separato il delitto è configurato, in base all art. 570 c.p., soltanto sono privati gli strumenti di sostentamento al consorte (fragile), nell ipotesi del divorziato basta l inosservanza dell onere indicato dalla magistratura civile.
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La legge è stata accusata di incostituzionalità per infrazione dell art. 3 della Costituzione, e sottomessa all esame della Corte Costituzionale. Questa, con verdetto del 31 luglio 1989, n. 472, ha rifiutato questa critica valutando come immotivati -i problemi di incostituzionalità dell art. 12 sexies nella sezione in cui presume l attuabilità delle sanzioni indicate dall art. 570 c.p. al mero non avvenuto pagamento al consorte divorziato e ai figli minorenni ad essi dati in affido del sussidio di divorzio, così conferendo al divorziato una maggiore protezione di quella presunta per il separato . La giustificazione della Corte è questa:
non è comparabile la condizione del consorte separato di fronte a quella del consorte divorziato, ammesso che il primo, rispetto al secondo, è ancora in qualche maniera unito al compagno, per cui non sembra illegale la differenziazione tra i sistemi di protezione penale messi a confronto. Giurisprudenza continua ha tuttavia rilevato che le distinzioni tra la condizione di separato in rapporto a quello di divorziato, pur essendo chiari ed indubbi dal punto di vista soggettivo (33) (permanere del rapporto di unione in ipotesi di separazione e natura potenzialmente temporanea della separazione) e patrimoniale (34) (diritto al sussidio e sostentamento dei diritti di sostituzione tra consorti separati), non sembrano aver tanta rilevanza giuridica tale da legittimare e motivare (35) una chiara distinzione di regolamento.
In entrambe le circostanze, difatti, rileva l interesse del consorte e del figlio ad ottenere quanto loro spetta. Sotto questo punto di vista, la disposizione dell art. 12 sexies è tesa a consolidare la protezione del soggetto fragile.
Ma è chiaro che gli stessi bisogni di protezione vi sono anche in rapporto al consorte separato, lasciato, come quello divorziato, a pericolo di soggiacere all inosservanza del consorte tenuto al pagamento del sussidio mensile.
Caso d): secondo parte della teoria (36), la rilevanza penale della vita in comune more uxorio non include, nell identificazione dei contrasti di tipo etico connessi all affectio, quelli che hanno natura patrimoniale. La rilevanza a livello giuridico dell art. 570 c.p. comma 2 è connessa solo all infrazione degli oneri di matrimonio, derivanti dalla sussistenza di una relazione definibile come diritto-dovere.
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Quindi, gli interessi di tipo patrimoniale dei conviventi more uxorio potranno ottenere protezione penale soltanto nei limiti in cui emergano gli estremi dei delitti contro i beni patrimoniali, non potendo elevarsi ad una rispettabilità di natura familiare, come quelli che spettano ai membri di un unione basata sul rapporto di matrimonio.
Per quanto concerne i figli, al contrario, vale quanto affermato supra, vale a dire l art. 570 c.p. può di certo essere applicato, perché gli oneri di supporto escludono la sussistenza di un unione ufficiale. 2.2. Articolo 571 c.p.:
Abuso degli strumenti correttivi o di regolamento. Chi abusa degli strumenti correttivi o di regolamento a scapito di un soggetto sottomesso al suo potere, o a lui assegnata per motivi di formazione, scolarizzazione, cura, controllo o vigilanza, o per lo svolgimento di un lavoro o un arte, è sanzionato, se al fatto consegue il rischio di una patologia fisica o mentale, con il carcere fino a sei mesi.
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Se dall azione discende una lesione soggettiva, si attuano le sanzioni previste negli articoli 582 e 583 diminuite a un terzo; se ne consegue il decesso, si attua il carcere da tre a otto anni. delitto di vecchia data, il reato di abuso di strumenti correttivi o di regolamento si colloca, non totalmente in modo tacito, nell area dei reati contro il nucleo familiare, nel Titolo XI, Libro II, Capo IV, riservato ai reati contro il supporto familiare.
Infatti, laddove nel codice la stessa ipotesi era inclusa nei reati contro l individuo, il codice Rocco ha voluto prediligere il patto familiare, anche se, come emerge dalla stessa lettura della legge, il reato può essere commesso anche in altre circostanze, come a scuola o sul lavoro.
Pare che questa inclusione sia motivata dal fatto di ritenere la famiglia come luogo prescelto e avvantaggiato dello ius corrigendi. (37) tale articolo è stato più volte materia di differenti letture, sia da parte della giurisprudenza che della teoria, perché il legislatore non ha determinato il tipo di strumenti di correzione.