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La marital exemption nell ordinamento americano: La perseguibilità del reato di violenza sessuale tra consorti non è cosa scontata, concetto di una cultura moderna.
Ciò perché in molti stati vi sono ancora concezioni che resistono a qualsiasi forma di cambiamento, ossia che il reato in esame non possa concretizzarsi all interno di una coppia sposata, o, qualora si manifesti, non sia perseguibile, data la presenza di una oggettiva circostanza di non perseguibilità.
Questa circostanza tuttora si può rinvenire in diversi ordinamenti che mantengono l exemption e la considerano operativa fino a quando i consorti non abbiano conseguito una pronuncia di divorzio. Ciò è particolarmente grave, in quanto la violenza carnale tra consorti si distingue da quella extraconiugale per lo specifico scenario in cui si trovano la vittima e l aggressore.
Questi ultimi non sono fra loro persone estranee, ma partners di un rapporto intimo, fatto di sentimenti e relazioni sessuali, che generano aspettative future. Comunque, anche con le dovute eccezioni, non può negarsi che il carattere dell azione in sé e gli effetti sulla donna siano precisamente gli stessi, se non più gravi, sia nella violenza sessuale comune che in quella coniugale.
Difatti, la violenza carnale, da chiunque posta in essere, non è soltanto una relazione sessuale alla quale una parte non dà il proprio consenso, né la semplice costrizione di una intimità non desiderata o la ferita della libertà e dell autonomia individuale. Più che un attività posta in essere, invito, o un reato di carattere sessuale, lo stupro è, effettivamente, un reato di umiliazione, di sopraffazione e di soggiogazione, che cagiona nella vittima profonde ferite, fisiche e psichiche.
Questi caratteri si ritrovano, uguali se non peggiori, pure nell ipotesi di violenza sessuale reiterata dal marito.
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Non pare tuttavia che una donna, per la sola circostanza di essersi sposata (o di aver cominciato un rapporto sentimentale), abbia voluto acconsentire, in modo implicito ed anticipato, ad un azione simile, né di aver ratificato tutti le future relazioni sessuali, violenti o meno.
Inizialmente, l exemption era prescritta con un significato pieno, cioè senza limitazioni temporali di efficacia e senza escludere specifici comportamenti, a vantaggio del solo marito, secondo due tesi. La prima, evidenziata da Hl, riteneva che, poiché aspetto costitutivo dello stupro è la mancanza della volontà della vittima, e dal momento che con il matrimonio la moglie autorizza, a priori, a qualsiasi azione sessuale che si metterà in atto, in futuro, tra lei e il coniuge, l azione sessuale che si pone in essere tra consorti non potrà mai ritenersi come stupro, perché ad esso la donna ha acconsentito inizialmente.
La seconda tesi sosteneva partiva che, nel diciottesimo secolo, se una donna si sposava i suoi beni venivano inclusi nel patrimonio del proprio coniuge, per cui con una finzione giuridica si riteneva che con il matrimonio la moglie venisse a perdere la sua individualità per acquisire quella del marito.
Marito e moglie divenivano quindi un solo soggetto giuridico, per cui non era possibile che l uomo compiesse stupro sulla medesima.
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Nonostante le due tesi attualmente non hanno nessun fondamento giuridico, la marital exemption resta vigente, e viene motivata con altre valutazioni.
La prima argomentazione che sostiene la marital exemption è quella per cui la violenza sessuale tra consorti non rappresenterebbe una questione così grave da prevedere una risoluzione da parte del diritto penale.
Ciò per due ragioni: perché a livello quantitativo il fenomeno non è di grande rilievo, e perché a livello qualitativo la questione non è così grave come nella circostanza di violenza sessuale commessa da un aggressore sconosciuto.
Entrambe le considerazioni sono erronee. Difatti, in primis il fenomeno è di rilievo a livello quantitativo, perché quello che si evidenzia sono le denunce per maltrattamenti e lesioni. In secondo luogo, i danneggiamenti fisici e psichici che fanno seguito ad una violenza sessuale reiterata dal consorte sono di solito molto gravi, sia per la vittima che per la collettività.
Quando una donna viene stuprata dal marito, non può trovare tutela e conforto nella propria casa. Essa può solo decidere di andar via o di vivere con quello che è successo. Andare via vuol dire sostenere il trauma di un divorzio, e di conseguenza le eventuali condizioni economiche, sociali e psicologiche.
Ma restare vuol dire correre pericoli a causa di perpetrate violenze, in maniera tale che se si accetta la violenza la prima volta, si finisce per sostenerla pure la seconda e la terza.